In occasione dell’evento di presentazione del progetto e delle prossime attività dell’US Ancona ”il calcio è dei tifosi”, dalla scorsa estate il club è di proprietà dei supporters(qui info), che ci vedrà ospiti assieme ai nostri partner internazionali di Supporters Direct Europe, abbiamo realizzato un’intervista agli organizzatori cercando di ripercorrere le tappe che li hanno portati a diventare il primo club professionistico italiano sotto il controllo dei tifosi.
Nel corso della giornata di domenica 31 gennaio(qui info) avremo modo di ascoltare dai protagonisti il racconto approfondito della loro avventura, che per molti aspetti può essere d’esempio e ispirazione per le nuove iniziative dei tifosi, intanto abbiamo chiesto loro da dove sono partiti e dove vogliono arrivare, passando dalla grande collaborazione che il collettivo biancorosso ha portato avanti negli anni sia con SinC che con SDE e che ci vedrà ancora insieme nel progetto europeo “Club e tifosi per una migliore gestione del calcio” partito da qualche giorno(qui info).
Sarà possibile seguire l’evento anche presso i contatti social di SinC e di SDE sotto l’hashtag #ilcalcioèdeitifosi
La giornata del 31 gennaio in cui ci sarà la presentazione del vostro progetto di coinvolgimento della comunità che arriva dopo un lungo percorso partito nel 2010, quali sono state le tappe fondamentali della vostra storia?
La formazione dell’ associazione nel luglio agosto del 2010 con l’assemblea dei soci ed il coinvolgimento della tifoseria.
Sicuramente la firma dello statuto della società di calcio Us Ancona 1905 da parte del presidente Marinelli nel 2011
L’ingresso dei due amministratori in seno al cda della società e anche lo sviluppo del progetto rivolto ai rapporti con i tifosi che con il tempo è confluito nello SLO.
Il vostro progetto punta a coinvolgere il maggior numero di appassionati, come è stato sviluppato finora e come pensate di ampliarlo?
Con una serie di iniziative che sono state sempre declinate ai valori sociali che lo sport può esprimere e soprattutto a sviluppare un senso di appartenenza e di valore che i tifosi devono anche vedere riconosciuto.
Per questo abbiamo sempre posto grande attenzione a progetti che coinvolgessero istituti scolastici, scuole calcio, ma anche tutte le iniziative volte a migliorare i rapporti fra tifosi e società o anche in generale le modalità di frequentazione dello stadio e degli eventi sportivi.
Il coinvolgimento dell’imprenditoria è uno degli aspetti che un club di proprietà dei tifosi deve portare avanti per rendersi sostenibile, quali passi sono stati fatti in questo senso?
Anche qui una serie di incontri diretti, ma anche organizzati per varie categorie, comunque volti sempre a far emergere come lo sviluppo e il successo di una società di calcio rappresenti un valore aggiunto per il territorio ove queste aziende ed operano e come soprattutto una società sportiva, di calcio in questo caso, se portatrice di questi valori positivi anche in ambito sociale sia un ottimo modo di presentare o collegare le stesse aziende.
Un percorso che soprattutto in ambito Europeo è molto apprezzato ed anzi in alcuni casi promosso da grandi gruppi multinazionali.
Quali sono le difficoltà che avete incontrato nella gestione diretta di un club?
La gestione diretta di un club è un esperienza molto impegnativa e soprattutto diversa da qualsiasi altro tipo di esperienza di gestione aziendale.
La società di calcio è un contesto che interessa e si integra con il tessuto sociale del territorio a 360 gradi, da qui un continuo impegno in tante attività che non sembrano nemmeno collegate al calcio o che sicuramente dal di fuori della società di calcio molti tifosi o il pubblico in generale non riescono nemmeno ad immaginare.
Quali saranno le prossime iniziative dedicate ai tifosi?
Stiamo studiando vari progetti che mirano ovviamente al coinvolgimento con tutte le attività della società in particolare ad esempio una carta servizi che cerchi di comprendere una serie di attività dei tifosi ed agevolarle sia per ciò che riguarda lo sport che nelle normali situazioni quotidiane. Oltre a queste anche una che noi consideriamo classica che è la maglia del club con il nome di tutti i tifosi stampata in sovraimpressione. Sono anni che cercavamo di realizzarla ed ora sembra il momento giusto.
Sosteniamolancona è tra i gruppi che hanno portato alla nascita di SinC, quale è stata la vostra esperienza in questo contesto e quanto il confronto con altre realtà ha inciso sulle vostre scelte oppure ha ampliato il vostro punto di vista?
E’ stato un passo a lungo meditato e ciononostante molto utile perché al netto di difficolta oggettive abbastanza prevedibili e di alcune pause dovute agli impegni di tutti, ha portato a tutti una forte conoscenza di tanti aspetti legati alla partecipazione dei tifosi ad uno scambio d’esperienze utilissimo fosse altro per confermare quella sensazione di essere sulla strada giusta.
Quale è secondo voi l’apporto che SinC può dare all’intero movimento?
Il Sinc è attualmente la fonte più accreditata ed affidabile in Italia per ciò che riguarda la partecipazione dei tifosi alle proprie società.
L’esperienza maturata in questi anni praticamente in tutta Italia e in tutte le categorie calcistiche costituisce sicuramente un bagaglio d’esperienza fondamentale per i tifosi e soprattutto per le società. Non stiamo parlando della soluzione di tutti i problemi del calcio, ma evidentemente di un contributo importante che può venire da questo settore alla sua riqualificazione.
Con SinC Sosteniamolancona ha avuto modo di collaborare anche con realtà internazionali attraverso Supporters Direct Europe, l’esperienza europea ha dato un contributo alla vostra crescita?
Confrontarsi con realtà straniere aiuta sempre ad uscire dal proprio orizzonte ed integrare le proprie esperienze con altre a volte più avanzate come quelle del mondo inglese o tedesco, ma anche diverse. E’ un esperienza che reputo fondamentale perché permette ai tifosi oltre ogni rivalità d’incontrarsi e confrontarsi su temi importanti per tutti.
Quanto il confronto con il contesto europeo, che vedrà coinvolto SinC nel progetto europeo ‘Clubs and Supporters for better Governance in Football’ può incidere anche sullo sviluppo in Italia?
Molto, se verrà colta come una possibilità concreta oltre che dai tifosi anche dalle organizzazioni dalle leghe e federazioni che possono cogliere l’occasione necessaria ed urgente in Italia di ripensare il sistema calcio nella sua interezza
Avete un modello di associazione in Europa a cui vi ispirate?
Abbiamo cercato di cogliere i lati positivi delle maggiori esperienze dal punto di vista del risultati ottenuti e soprattutto dagli obiettivi. Uscire dal cono d’ombra generato dal fraintendimento sul concetto di azionariato popolare non è stato semplice e per questo ci è stato necessario capire le differenze del modello spagnolo. Il modello tedesco con il suo 50%+1 e quello inglese incardinato sui trust sono un riferimento costante. Ne è uscito un modello italiano che crediamo sia un evoluzione importante e che soprattutto amplia le possibilità della partecipazione dei tifosi.
Quali credete siano le sfide future per l’intero movimento?
La crescita e la conferma di alcuni modelli non solo dal punto di vista gestionale che soprattutto in certi contesti può essere legata a fattori economici, ma soprattutto nello sviluppo di una consapevolezza diversa dei tifosi e del rapporto di questi ultimi con le proprie società.
Lo sport in generale, il calcio nel particolare come veicolo e risorsa del territorio sono aspetti che Italia non sono stati mai interamente compresi ne utilizzati, il contributo dei tifosi come parte integrante dello stesso è un opportunità importante.
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