Il lato oscuro del calcio globale – 6: Il Fondo Sonda e la grande distribuzione dei calciatori

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Immaginate se la Coop fosse proprietaria del 50% di El Shaarawi e del 75% di Verratti. O se l’Esselunga controllasse tutto Balotelli e il 55% di Destro. Una situazione assolutamente strampalata rispetto alla realtà italiana. Ma del tutto normale in Brasile, specie dopo l’ingresso di Delcir Sonda nel mondo del calcio. Ma chi è costui?

Si tratta di un distinto signore che ha fatto i soldi nel settore della grande distribuzione. Ultimo di quattro figli, partecipa assieme ai fratelli e al padre Andréa alla fondazione del primo supermercato di famiglia negli anni Sessanta. L’apertura di quell’esercizio commerciale è l’inizio di una scalata che forse nemmeno i protagonisti immaginavano. Nel giro di mezzo secolo quella piccola attività si trasforma nel primo anello d’una rilevante catena brasiliana della grande distribuzione. Nel 1974 viene fondato il gruppo “Sonda Supermercados”, sotto il quale sono adesso raggruppati 23 punti vendita che fanno della catena la sedicesima del settore nel ranking nazionale e la quinta nello stato di San Paolo. Al gruppo fanno capo anche i 6 punti vendita dal marchio Cobal e il supermarket virtuale Sonda Delivery. Vi lavorano 5.000 addetti. Dunque, si sta parlando di una realtà economico-finanziaria forte ma non fortissima. Eppure basta essere attori di questa taglia per entrare nel gioco grande del calcio brasiliano, e annettere ai prodotti da grande distribuzione anche i principali calciatori del paese.

L’iniziativa di espandere al calcio il portafoglio delle attività del gruppo è dei fratelli Delcir e Idi Sonda. E stando alla rappresentazione pubblica che viene fatta di questo avvicinamento al mondo del pallone, in origine non vi sono ragioni speculative: Delcir Sonda è tifoso dell’Internacional Porto Alegre, e si presta a soccorrere finanziariamente il club in difficoltà versando denaro fresco in cambio di quote dei “diritti federali” di calciatori. Naturalmente nessuno è in grado di smentire questa versione “sentimentale” dell’ingresso di Delcir Sonda nel mondo del calcio, e non sarebbe nemmeno interessante farlo. La sola cosa sicura è che per condurre questo tipo di operazione viene istituito il fondo D.I.S. (Delcir Ide Sonda) Esporte e Organização de Eventos LTDA. Che progressivamente fa incetta dei migliori talenti in circolazione sul mercato nazionale. In tal senso, e al di là del giudizio negativo da dare riguardo a questo stato delle cose nel mercato sudamericano dei calciatori, una cosa va riconosciuta a Delcir Sonda: sarà anche un neofita nel mondo del calcio, ma appena dopo avervi fatto ingresso si ritaglia un ruolo strategico accaparrandosi alcuni fra i giovani di maggior talento, in un paese che rimane il più grande vivaio calcistico del mondo.

Il suo fiuto si rivela già dalle prime operazioni condotte per “aiutare” l’Internacional Porto Alegre. A settembre 2007, oltre a versare al club denari per acquisire compartecipazioni sui giocatori, Delcir Sonda porta l’attaccante Nilmar. Del quale, casualmente, possiede il 50% del cartellino. Nilmar, il cui valore di mercato è in quel momento di 3 milioni di euro, è anche reduce da una cattiva esperienza a Lione e da un infortunio. Il suo ritorno all’Internacional (nelle cui giovanili ha iniziato la carriera esordendo in campionato nel 2002) avviene tra le perplessità. Invece l’attaccante segna 19 gol in 36 partite e nell’estate del 2009 viene venduto al Villarreal per 11 milioni di euro. Plusvalenza del club? No, in gran parte guadagno personale di Sonda. Che continua a mostrare un fiuto straordinario per gli affari calcistici. A maggio del 2010 il settimanale economico Istoé Dinero celebra i suoi successi da boss della grande distribuzione dei calciatori rilevando lo spaventoso aumento di valore di alcuni suoi investimenti. Se i principali titoli del portafoglio Bovespa (un indice finanziario della Borsa di San Paolo che valuta prestazioni e prospettive delle principali società quotate) si attestavano su un rendimento del 9%, gli investimenti calcistici di Delcir Sonda denotavano un aumento di quotazione del 1.024%.

Il motivo di un così spaventoso aumento? Due semplici nomi fra i tanti che fanno parte della scuderia, quelli delle più grandi promesse del calcio brasiliano: Paulo Henrique de Souza, meglio noto come Ganso, del quale il fondo DIS aveva acquistato pochi anni prima il 45% per 2,2 milioni di euro e che al momento della stesura dell’articolo ha un valore stimato di 50 milioni di euro; e Neymar, il cui 40% viene acquistato nel 2008 per 3 milioni di euro e il cui valore totale tocca soltanto due anni dopo i 35 milioni. In quel momento entrambi giocano nel Santos, club col quale Sonda ha “ottimi rapporti”. Nel senso che gli lasciano fare i traffici senza il minimo disturbo. Dura finché dura, ma nel 2012 i rapporti fra Santos e DIS si rompono. L’oggetto del contendere è Ganso, la cui quota di proprietà da parte dei Sonda è salita nel frattempo a 55%. Il club tenta di tacitare gli appetiti dell’ingombrante socio proponendo di cedere il 70% dei diritti d’immagine sul giocatore, e qui siamo davvero a qualcosa che ricorda il meccanismo dei subprime. Sonda dichiara che Ganso non giocherà più nel Santos.

Si va in tribunale, e la DIS si vede dare ragione. Immediatamente Sonda “aiuta” il San Paolo a acquistarlo, portando la partecipazione sul cartellino al 68%. Ma stavolta gli dice male. Il giocatore è di cristallo. A settembre s’infortuna per l’ennesima volta e in modo grave. Il presidente del club, Luis Alvaro de Oliveira Ribeiro, si lascia scappare che Ganso non tornerà più a giocare. Il successivo comunicato ufficiale di smentita è una pezza peggiore del buco. Si vedrà, ma intanto il fondo DIS registra il primo insuccesso, unito alla permanenza di Neymar al Santos. In tutto questo, la Fifa che nel 2008 aveva emanato severe regole contro le “terze parti” guarda e tace. Come sempre.

Prova invece a reagire l’Uefa. Durante la riunione dell’esecutivo della scorsa settimana Michel Platini ha annunciato che entro quattro anni ai calciatori controllati da terze parti verrà impedito di giocare nei tornei europei. Pare che in quell’occasione sia circolato il nome del Doyen Group, e che si sia parlato dell’ingaggio di Ola John da parte del Benfica come cattivo esempio. Cose che su queste pagine vi abbiamo raccontato qualche settimana fa. In Italia non ne parla nessuno, e nessuno ha dato notizia della presa di posizione di Platini. Dovremmo essere orgogliosi dell’esclusiva offerta ai lettori di Pubblico e adesso di Supporters In Campo, e invece c’è poco di che stare allegri al cospetto di disinformazione e pusillanimità così pertinaci.

nedoludiforever@yahoo.it

@pippoevai

Neymar e Ganso, entrambi giocatori controllati dal fondo DIS

Neymar e Ganso, entrambi giocatori controllati dal fondo DIS

 

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