Tra Italia ed Europa ci sono tante differenze, sia dal punto di vista sociale che culturale, che si manifestano sia nella politica che nella vita di tutti i giorni, passando ovviamente anche dal calcio, efficace rappresentazione della società italiana. Ma così come nella politica e nella società è in atto una forte rivoluzione dovuta alla crisi dei metodi e della moralità della sua gestione, anche il calcio sta affrontando il suo momento di crisi sia in termini di risultati che di moralità.
Un tempo il calcio era costituito da società sportive fondate e seguite da folle di appassionati, adesso è diventato solo uno strumento di influenza e di esposizione mediatica riducendo l’interesse al solo spettacolo e rimuovendo tutte le funzioni sociali di aggregazione e condivisione che un tempo lo caratterizzavano. Ma la crisi della società non permette più la sopravvivenza di un modello di questo tipo, gli stadi si stanno svuotando e il “prodotto” (ciò che visionari ciechi hanno fatto diventare il nostro calcio) sta perdendo interesse. In un evento organizzato Sabato 2 Marzo dalle associazioni di tifosi e patrocinato da Supporter’s Direct in collaborazione con la Comunità Europea, i rappresentanti delle istituzioni sportive hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per la direzione nella quale sta evolvendo il calcio italiano, a tutti i livelli e a maggior ragione nelle serie inferiori, realtà che ben rappresentano lo stato di crisi delle comunità alle quali appartengono.
Quanto i politici di altre nazioni europee abbiano saputo guardare avanti con grande anticipo rispetto alle nostre istituzioni, lo hanno descritto i rappresentanti di alcune associazioni di tifosi di Spagna (il FASFE – Federación de Accionistas y Socios del Fútbol Español) e di Germania (uno dei due gruppi principali, Unsere Kurve). In questi paesi, sopratutto nel secondo, il mondo delle istituzioni sia politiche che sportive hanno compreso che per avere successo il tifoso non deve essere considerato solo un cliente, ma è importante che sia partecipe, spingendo per il coinvolgimento del tifoso in tutti gli aspetti della gestione della società sportiva.
In Germania, tutte le società (con poche eccezioni dettate da motivi storici) delle serie maggiori e in futuro anche per le serie minori sono partecipate in maggioranza dai tifosi che possono scegliere la dirigenza, definire scelte strategiche e condizionare il futuro della società sportiva. L’Amburgo, modello di gestione virtuosa, è al 100% di proprietà dei tifosi che possono imporre ogni scelta, finanche la politica dei prezzi, permettendo l’ingresso allo stadio a 10€, nonostante la squadra sia nella prima metà della classifica della Bundesliga stabilmente da molti anni.
Il modello che Supporter’s Direct incoraggia per l’adozione è basato sulla democraticità dell’iniziativa (tutti i soci hanno un uguale peso in termini di voto, indipendentemente dalla loro capacità economica e quanto hanno investito nell’associazione di tifosi) e sulla totale assenza dello scopo di lucro, promosso in tutta Europa e raccolto come metodo da molte iniziative italiane. Un esempio che finora ha avuto un grande successo è il progetto dell’associazione Taras (https://www.fondazionetaras.it/), che partendo dal quasi fallimento del Taranto, sono riusciti a recuperare in extremis il titolo sportivo e ad avere una presenza stabile di due rappresentanti dei tifosi nella società sportiva, indipendentemente dalla loro quota economica di partecipazione. Altri esempi con le stesse caratteristiche, ad Ancona e Cava dei Tirreni hanno avuto fortune alterne nell’attivare dei discorsi costruttivi con le società.
La novità di questo incontro, il primo in Italia a questo livello, è stata la presenza interessata delle istituzioni del calcio, con la presenza di Marco Brunelli (Direttore Generale della Lega di Serie A) e Andrea Abodi (Presidente della Lega di Serie B) che hanno positivamente accolto leistanze di SD, sintetizzate nel position paper (https://www.supporters-direct.org/wp-content/uploads/2012/11/Italiano.pdf) e delle associazioni dei tifosi presenti, promettendo maggiore impegno nel realizzare gli obiettivi che in parte sono stati già indicati dall’UEFA.
Nel corso dell’incontro è stato evidenziato quanto sia importante iniziare un percorso virtuoso anche tra le associazioni, per fare in modo che il movimento nascente in Italia sia rappresentativo e che riesca a coinvolgere un numero di tifoserie sempre maggiore. La speranza delle istituzioni sportive nazionali e comunitarie è che, avendo visionato i successi ottenuti negli altri stati europei, si possa generare un percorso virtuoso anche in Italia che possa far tornare nei tifosi l’interesse nella società sportiva per la quale tifano non solo in termini di risultati sportivi ma anche in tutta la vita sociale del club, così come accadeva alle origini di questo sport.
Il panorama italiano delle associazioni di tifosi presenta diversi tentativi di aggregazione, secondo diverse formule associative. Taranto (Taras), Ancona (Sosteniamolancona) e Venezia (Venezia United) sono costituite come associazioni (di promozione sociale) che preservano nel loro statuto i principi di democraticità e della assenza dei fini di lucro. Altre società si sono organizzate come azionariati popolari (Modena, Rimini, Verona, Vicenza, Mantova e molte altre) e hanno come obiettivo la partecipazione al capitale sociale della società sportiva, realizzando già diversi passi nel colloquio con le rispettive società.
Tra questi progetti di azionariato presenti all’incontro, con la forma costitutiva dell’azionariato diffuso (modalità che non prevede la democraticità del voto ed è costituita ai fini di lucro), era presente anche Toromio, progetto che intende stabilire un rapporto stabile con il Torino FC per l’acquisto di quote societarie e l’attivazione di sinergie che possano un giorno portare il gruppo di azionisti a possedere una quota importante del club, posto che questo venga permesso dall’attuale proprietario.
Il grosso problema di gran parte dei progetti è di avere visibilità mediatica, sia allo scopo di raccogliere altri soci, sia per promuovere il modello di gestione anche presso le altre società sportive italiane, con la speranza che un giorno questa modalità possa essere abbastanza diffusa da far tornare l’interesse del tifoso nel calcio e la vita dei club a rifiorire di partecipazione e di condivisione di tutti i momenti di sport. Sarà un lungo percorso, uno dei passi più importanti era di coinvolgere le istituzioni e sembra che questo passo sia stato compiuto con successo. Ora tocca ai tifosi crederci e organizzarsi.