La rivoluzione dei piccoli semi

FondazioneTaras-3

In questi giorni si sente tanto parlare di Taranto e dell’ILVA con tutti i problemi connessi all’occupazione, alla salute, all’economia dell’indotto e di conseguenza tutte le questioni politiche degli errori del passato connessi a questo episodio. C’è però un’altra piccola ma non trascurabile realtà che sta nascendo nello stesso territorio, che con difficoltà avrà spazio nei media nazionali ma che merita, per coraggio e per la bontà dell’impostazione, tanta attenzione da parte di tutti coloro che hanno a cuore il gioco del calcio non in quanto tale, ma come elemento di aggregazione e di diffusione dei valori morali sani, di cooperazione nelle comunità e infine di cultura sportiva.

Si parla della Fondazione Taras, nata inizialmente per unire i tifosi, per costruire e preservare il futuro del Club della città, organizzazione fatta di persone con scopi e ideali ben chiari, dalla base più ampia possibile. Poi la stessa Fondazione si è trovata (per fortuna o disgrazia solo il futuro potrà dirlo) a fronteggiare la crisi della società e il fallimento della stessa, riuscendo con un finale degno di un thriller a versare la somma (decisamente ingente direi, 350.000 euro – di cui 300.000 necessari per accedere al Lodo Petrucci e 49.000 per l’iscrizione) per iscrivere il club alla serie D. Di questa quota, 50.000 euro sono stati versati dalla Fondazione, che attualmente detiene il 14% delle azioni e la parte restante da imprenditori locali.

Ma non è questa la notizia, seppur bella. Il grande passo fatto è stato il riconoscimento della Fondazione come tutore dei valori identitari del club, assegnando alla stessa una quota non trascurabile (1 per un consiglio di 3 membri, 2 per un consiglio di più membri) nel consiglio di amministrazione della nuova società, conferendogli poteri di veto (su trasferimento della sede, liquidazione, scissione, colori e marchio del Club) e importanti diritti a tutela dell’integrità del Club, della sua identità e del suo legame con il territorio e la comunità. Questa presenza, indipendente dalle quote di capitale successivamente in mano alla Fondazione (10%, ovviamente destinato a scendere in conseguenza alle future ricapitalizzazioni), garantirà alla stessa un controllo costante delle operazioni svolte dal club in tutte le materie importanti, in cui anche i delegati dovranno trimestralmente riportare le loro attività al consiglio e quindi renderle manifeste, tramite i membri della Fondazione, a tutti gli iscritti che ne fanno parte, i tifosi. I rappresentanti della Fondazione nella società sportiva saranno eletti da tutti gli iscritti alla fondazione secondo lo spirito democratico di “una testa, un voto”, principio fondatore dei Trust di tifosi.

Per quanto mi risulta, questo è il primo esempio (o sicuramente è quello più ad alto livello) di società sportiva calcistica partecipata attivamente dai tifosi (non si tengono in considerazione le società partecipate passivamente e quotate in borsa come Roma e Lazio). Questo è decisamente il futuro dei club sportivi, attualmente vittima dei sistemi fiscali italiani che permettono di usare i club di calcio come strumento per eludere le tasse, sistematico metodo per esportare capitali in nero, oggetto di scambio con le istituzioni per avere in cambio favori e appalti, consegnando i club stessi a soggetti che non hanno nessun interesse nel club stesso ma solo nelle potenzialità di generare profitti o ridurre perdite.

In questo vortice finiscono sia i tifosi, che perdono passione per il club che rappresenta la loro comunità, sia la comunità stessa che è ostaggio del proprietario di turno che deve essere accontentato con concessioini (edilizie e di altro tipo) e benefici che apparterrebbero di diritto alla comunità (o che comunque non andrebbero svenduti). Tutto solo per sperare di vedere il club difendere in campo con dignità i propri colori e crescere in modo sano e promettente i giovani del vivaio espressione della stessa comunità, aspettativa spesso disattesa dai gruppi dirigenti che sperperano spesso le risorse in modo incosciente e con un occhio poco lungimirante per il futuro del club.

Fortunatamente, questo piccolo ma tutt’altro che insignificante evento accaduto a Taranto può essere il piccolo seme che può fare germogliare una pianta robusta e resistente in una terra d’Italia disseminata di sola gramigna. Sta a tutti, e sopratutto ai rappresentanti politici e della Lega Pro, fare in modo che questo seme abbia un buon terreno su cui crescere. Noi tutti, tifosi delle altre squadre italiane, dovremmo tifare un po’ anche per il Taranto (per i loro tifosi, prima che per la squadra) e sperare che questo sia solo l’inizio di una rivoluzione per il calcio italiano.

(segue il racconto della storia dell’associazione e degli avvenimenti scritta dalla stessa fondazione)

Leonardo Daga

L’APS “Fondazione Taras 706 a.C.” è il Supporters Trust dei tifosi del Taranto.La Fondazione Taras nasce nel marzo del 2012 grazie a 32 soci fondatori (13 dei quali residenti in altre regioni d’Italia o all’estero) in un periodo di forte difficoltà economica del club cittadino (AS Taranto Calcio s.r.l.).
Il nostro è un progetto fatto di persone, un laboratorio di idee aperto a tutti, dove il tifoso non delega più ma diventa protagonista attivo per costruire insieme il futuro del club. In una città per troppo tempo divisa in fazioni, abbiamo voluto affrontare una scelta controcorrente, se vogliamo coraggiosa, unendo sensibilità diverse, nel segno del Taranto, l’unico soggetto capace di unire tutti trasversalmente sotto un’unica bandiera. Crediamo che lo sport, in particolar modo il calcio, possa diventare un motivo di forte aggregazione sociale e di partecipazione per tutti i tarantini, anche per iniziative a sfondo sociale e ambientale.I primi mesi della nostra attività sono stati dedicati proprio al coinvolgimento di tutte le anime del tifo rossoblù: tifosi militanti, tifosi moderati, famiglie, anziani e bambini. Riteniamo che questo sia un passaggio assolutamente necessario e vitale per le sorti di un progetto ambizioso come il nostro. Molte sono state le energie profuse nel tentativo di diffondere i valori che guidano un progetto ambizioso come il nostro e di creare la massima partecipazione attorno al progetto.

Durante i primi mesi abbiamo cercato di farci conoscere con iniziative mirate a un maggior coinvolgimento delle nuove generazioni (“Ogni bambino una bandiera”), di carattere sociale (donazione di un defibrillatore al settore giovanile dell’AS Taranto), di promozione del territorio (“Taranto day on tour” dedicato ai tifosi residenti a Roma), di sostegno del settore giovanile (l’ultima trasferta delle giovanili dell’AS Taranto è stata finanziata dalla nostra associazione), di carattere ambientale (la Fondazione Taras gestisce il marchio “RespiriAMOtaranto”) Questo marchio, nato prima della Fondazione tramite una raccolta fondi tra tutti i tifosi, era stato oggetto di un contratto di sponsorizzazione con il club cittadino, poi bocciato due volte, inspiegabilmente, dalla Lega Pro. Lo slogan RespiriAMO Taranto è stato scelto con un sondaggio aperto a tutti i tifosi.

Cominciavamo pazientemente a seminare con la certezza che poco alla volta avremmo raccolto i frutti del nostro impegno quando è arrivata la crisi dell’AS Taranto e siamo dovuti diventare subito grandi.

Il Taranto non ha potuto iscriversi al campionato di Lega Pro 1° divisione. Di conseguenza è partita la corsa alla ricerca dei capitali necessari per l’iscrizione di una nuova società alla serie D.

Abbiamo subito espresso all’amministrazione comunale e all’opinione pubblica il desiderio di partecipare al capitale sociale di una nuova, futura società di calcio, seppur con una quota simbolica e rappresentativa, al fine di implementarvi i valori etici e sociali indicati nello Statuto associativo e per scongiurare attraverso un contributo di trasparenza e dialogo con la città – situazioni critiche e fallimentari analoghe a quelle recenti. Ci siamo quindi resi disponibili a un confronto con quanti fossero stati interessati alla rinascita del calcio tarantino, nella convinzione che i valori della Fondazione, assieme alla partecipazione attiva della tifoseria alla vita societaria, potessero rappresentare un importante contributo per la nuova società.

Il 20 Luglio abbiamo costituito una società di calcio (denominata Taranto FC 1927 s.r.l.) mettendola a disposizione degli imprenditori interessati (molti solo a parole in quel periodo) a dar seguito concretamente ai loro propositi. I giorni passavano e le persone accostate al Taranto si moltiplicavano. Ma fatti concreti zero. Ogni volta che il lieto fine sembrava stesse finalmente arrivando, come vittime di una sorta di incantesimo, si tornava puntualmente al punto di partenza.

La giornata di lunedì 6 agosto 2012, termine ultimo per l’iscrizione in D, resterà nella memoria collettiva tarantina a lungo. E’ stata una giornata degna dei migliori thriller hollywoodiani. L’accordo raggiunto la sera prima con diversi imprenditori tarantini, il mattino dopo era naufragato a seguito di alcuni improvvisi forfait. Non avevamo più i soldi necessari all’iscrizione. Sembrava davvero tutto finito. Nonostante mancassero 100.000 € abbiamo però deciso di partire ugualmente per Roma, sperando di trovare la soluzione lungo il tragitto.

A 50 km da Roma, alle 17,30 (il termine dell’iscrizione era alle 19) siamo riusciti a trovare il restante denaro che è stato trasferito tramite bonifico. La nostra delegazione è poi giunta in FIGC alle 18,40 e il miracolo è stato compiuto. E’ stata una giornata al cardiopalma vissuta nella totale incertezza fino all’ultimo minuto utile.
E’ nato quindi, tra mille peripezie, ma con smisurata passione il Taranto FC 1927 s.r.l. che vanta uno statuto davvero rivoluzionario per il calcio italiano.

La Fondazione Taras detiene una partecipazione di poco superiore al 10% del capitale sociale, destinata a scendere nel breve periodo a seguito di una prevista ricapitalizzazione: si tratta di una vera e propria golden share in quanto, in riconoscimento del ruolo dei tifosi e del valore aggiunto che essi apportano, i diritti sociali sono più che proporzionali rispetto alla percentuale di capitale sociale posseduta. A prescindere dalla quota posseduta, lo statuto riconosce il diritto alla Fondazione Taras di eleggere un amministratore del Club se il cda è formato da 3 membri, due amministratori in tutti gli altri casi, oltre a importanti diritti a tutela dell’integrità del Club, della sua identità e del suo legame con il territorio e la comununità. In particolare, la Fondazione Taras ha diritto di veto in merito a trasferimento della sede, liquidazione, scissione, conferimento o vendita dell’azienda sportiva, colori e marchio del Club. Lo statuto prevede anche dei requisiti particolari di “onorabilità” di soci e dirigenti del Club sui quali vigila il consiglio di amministrazione del Club (in cui sono rappresentati i tifosi, come sopra ricordato). Le decisioni più importanti su strategie, business plan e budget, struttura organizzativa, scelta del direttore sportivo e del segretario devono obbligatoriamente essere discusse dal consiglio di Amministrazione e non sono delegabili a singoli amministratori. La gestione ordinaria e sportiva è, invece, ovviamente di competenza degli organi delegati i quali, tuttavia, hanno l’obbligo di riferire su base almeno trimestrale al consiglio di amministrazione (come avviene per le società quotate in Borsa).

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